UN PITTORE FURIOSO

Particolare del soffitto della sala capitolare della Scuola Grande di San Rocco,

Uno dei modi per conoscere a fondo Venezia è seguire le opere di uno straordinario pittore che ha segnato per sempre la storia dell’arte di questa città: il “furioso” Jacopo Robusti detto il Tintoretto. Il termine furioso nasce dal suo grande temperamento e da una tecnica pittorica rapida che gli ha permesso di creare tantissime tele. Un approccio alla pittura visionario, vivace e geniale ma sempre fedele alla vita quotidiana ed al contesto di quegli anni.

Particolare della Sala dell’Albergo nella Scuola Grande di San Rocco.

Jacopo Robusti nasce a Venezia nel 1519 ca.: il padre possedeva una piccola tintoria e da qui ne deriva il suo nome, probabilmente anche i suoi primi approcci con i colori. Vista la propensione del ragazzo per il disegno, i genitori lo mandarono ad apprendere l’arte da uno dei più grandi pittori del tempo: Tiziano. Il loro rapporto però non durò molto perché Tiziano capì le grandi capacità del ragazzo dodicenne e preferì allontanarlo dalla sua scuola per non coltivare un grande rivale.

“Presentazione di Maria al tempio” Chiesa della Madonna dell’Orto.

Se dovessi scegliere un luogo per iniziare a conoscere Tintoretto direi senza dubbio la Chiesa della Madonna dell’Orto: il contesto nel quale si trova quest’opera trasmette calma e serenità e credo siano sensazioni che hanno permesso al pittore stesso di realizzare questo dipinto che toglie il fiato. Si tratta di una scena raccontata nel protovangelo di Giacomo, uno dei vangeli apocrifi, che ricorda la presentazione di Maria al tempio di Gerusalemme. La scena ha una prospettiva prorompente, sembra quasi poter salire su quella scala: mi piace pensare che quei gradini rappresentano la nostra vita e ad un certo punto del nostro percorso arriva il momento di staccarci da chi ci ha cresciuto, affrontando con coraggio il futuro che ci attende.

“Miracolo dello schiavo” alle Gallerie dell’Accademia.

Altro capolavoro assoluto è il “Miracolo dello schiavo”. Questa tela, di dimensioni immense (4,16 ×5,44 metri), è conservata alle Gallerie dell’Accademia: la scena racconta di uno schiavo di fede cristiana che viene torturato dal suo padrone perché sorpreso a pregare sulla tomba di San Marco (la tortura prevedeva l’accecamento e la frattura delle gambe). Così interviene miracolosamente il santo che fa spezzare gli strumenti della tortura e salva lo schiavo. Quando l’ho scoperta mi ha riportato subito ad un caro amico: lo rivedo in quel San Marco che scende dall’alto, che porta genialità ed ascolto nelle persone con le quali si rapporta. I colori e la luce come su S.Marco spiccano e sono d’ispirazione alle persone “nude” che stanno intorno.

Particolare del soffitto della Scuola Grande di San Rocco.

Trovo la sua pittura diretta e innovativa rispetto ai pittori del tempo: la visione prospettica permette di entrare con trasporto nelle opere, i personaggi sono vivi e coinvolgono lo spettatore con la loro storia. Ho riportato in questo articolo due opere a me molto care, ma Venezia nei suoi palazzi e nelle sue chiese è piena di dipinti di questo straordinario pittore e molti libri aiutano a cercarli: credo sia un ottimo modo per appassionarsi alla città ed apprezzare la genialità di un uomo che ha consacrato per sempre l’arte pittorica veneziana.

La Chiesa della Madonna dell’Orto.

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  1. Avatar di Sergio Sergio ha detto:

    Bellissimo contenuto, ricco di spunti storici e impressioni personali che fanno davvero venir voglia di approfondire dal vivo le tele che ci inviti a scoprire.

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