
Sono passati più di cinquecento anni da quando i veneziani capirono che un virus, in quel caso la peste della quale non si aveva cura o vaccino, andava prima di tutto isolato. Nasce così il lazzaretto, luogo che evoca attualità e che ha fissato nel tempo uno dei principi fondamentali per combattere una pandemia, la quarantena.
Il termine lazzaretto nasce all’interno dell’isola del lazzaretto vecchio, che prima di essere tale veniva chiamata di Santa Maria di Nazareth, ultimo avamposto per i fedeli prima di partire per la terra santa: il suo nome per successive distorsioni fonetiche, si è trasformato da Nazareth a nazaretto a lazzaretto, vista anche la vicinanza con l’isola di San Lazzaro degli Armeni.

Va fatta una distinzione tra lazzaretto “Nuovo” e “Vecchio”: la funzione del Nuovo, istituito nel 1468 con un decreto del Senato della Serenissima, era d’isolamento preventivo, di quarantena per i mercanti che volevano accedere alla città. Differente il Vecchio che nasce invece come presidio ospedaliero (si trova di fronte al Lido di Venezia), punto di ricovero per le persone malate di peste.
Il “Novo” è un luogo affascinante immerso tra i colori della laguna nord: l’isola inizialmente aveva una funzione di controllo delle vie acquee verso l’entroterra e prima di diventare lazzaretto nella seconda metà del 1400 attraversa una fase di amministrazione da parte dei monaci benedettini di San Giorgio Maggiore che lì avevano una produzione di sale.

Varcato il portone d’ingresso un lungo viale di gelsi porta all’edificio cardine di tutto il complesso il “Tezon grando” ovvero la grande tettoia: un enorme deposito con 30 arcate a sud e 30 a nord al cui interno venivano posteggiate le merci, considerate anch’esse pericolose come possibili veicoli della peste.
Poco è rimasto delle costruzioni dell’epoca: gran parte degli edifici costituiti per la fase sanitaria e di alloggio sono stati smantellati sotto il dominio francese e poi austriaco a seguito di un’opera di militarizzazione dell’isola; sopravvive il Tezon Grando le cui arcate però, un tempo completamente aperte per favorire un maggior ricambio d’aria, vengono tamponate durante la fase napoleonica trasformandolo in un deposito di munizioni.

Intorno alle mura che circondano il lazzaretto costruite dagli austriaci a partire dall’ottocento è possibile fare un percorso che conduce al “sentiero delle barene”, terreni tipici della laguna coperti da “bari” cespugli, immersi nell’acqua e di vitale importanza per l’ecosistema lagunare.
Oggi il lazzaretto è un ecomuseo di proprietà comunale dato in concessione dal 1977 all’associazione Ekos Club, affiancata dall’Archeoclub d’Italia Sede di Venezia che insieme curano visite ed attività.

INFORMAZIONI UTILI
Per raggiungere il Lazzaretto Nuovo: vaporetto da Fondamenta Nove linea 13.

